mercoledì 24 giugno 2015

131."Tilt" (Jaz) Terza stagione



Quando ero piccola mia mamma mi portava a giocare alle macchinette. Mi arrabbiavo sempre facilmente, come ora. Quando giocavo con un gioco e non mi riusciva ciò che volevo fare mi arrabbiavo molto. Se non potevo passare di livello o sconfiggere al malvagio mi infuriavo. Se non potevo vincere, colpivo la macchinetta, la colpivo fino a romperla. E se perdevo colpivo, colpivo e colpivo la macchinetta fino a che si rompeva. Odiavo che il gioco finisse.
Io so che la vita è una ruota, ma odio sapere che la ruota continuerà a girare senza di me.
Alla fine del gioco mi arrabbiavo sempre, che mi finissero le vite o che si rompesse la macchina. Questo mi ha sempre dato rimorso e alla volta tristezza.
Ho visto che è il mio turno, la fine del mio gioco, da quando l'ho visto sto così, segnata.
Il problema non è ciò che viene, ma sapere ciò che viene. non posso evitare di vedere un futuro e non è un dono, è qualcosa di insopportabile.
Non posso evitare di pensare nella vita che seguirà senza di me, nella quale sarò solo un ricordo per le persone che amo. Non posso smettere di pensare in tutto ciò che non sfrutterò. Non posso smettere di pensare in tutto ciò che non farò, in ciò che non potrò fare mi più.
Non voglio, non voglio sapere che domani muoio, che presto muoio. Non voglio sapere che finiscono i 'si, lo accetto', che finiscono le avventure degli supereroi. Non voglio sapere che questo finirà. non voglio sapere il mio futuro.
Ci sono dolori con i quali non si può vivere, dolori che ti paralizzano, che ti bloccano, che ti segnano.
Vivere sapendo che morirò mi toglie la passione, i sogni, l' illusione, mi svuota. Non posso vivere con il dolore di sapere che presto morirò. Per questo scelgo vivere con la mente in bianco, senza passato, senza futuro, paralizzata in un presente senza memoria, addormentata con gli occhi aperti, segnata.

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